A Padula (SA) Presentato “Soldati di pace” di Vincenzo Rubano

Padula (SA) – Uno spaccato di vita, di uomini e donne, di cui andare orgogliosi. Uomini e donne in mimetica, portatori di pace. Ieri nell’aula consiliare del Comune di Padula la presentazione del libro di Vincenzo Rubano “Soldati di pace“.


Da QuasiMezzogiorno.

Un interessante momento di confronto, moderato dal giornalista Rocco Colombo, promosso dall’assessore alla cultura del Comune di Padula, Tiziana Bove Ferrigno con la collaborazione della Fondazione “la casa di Annalaura”. Il libro di Rubano, pubblicato dalla casa editrice «Guida» offre una prospettiva analitica diversa per considerare e comprendere al meglio il ruolo dei militari italiani impegnati nei teatri operativi, tra Asia, Balcani, Medio Oriente. Un testo che racconta l’esperienza vissuta sul capo dai giornalisti embedded. Rubano, in Afghanistan per due volte, racconta l’esperienza vissuta, fatta di incontri, emozioni, paure, orgoglio. Intensa la riflessione di Don Claudio Mancusi, cappellano militare al Reggimento Guide di Salerno; profonda ed autorevole la riflessione del Colonnello Vincenzo Lauro, appena rientrato dalla Missione Leonte in Libano. Uomini e donne, grandi professionisti, che non hanno nulla da invidiare ad altri contingenti militari internazionali impegnati nei teatri di guerra. Un ruolo di primo piano quello dei militari italiani, riconosciuto dalla comunità internazionale. Non è un caso infatti che sono proprio due generali italiani a guidare le missioni nato in Kosovo e Onu in Libano. A concludere l’incontro la riflessione del sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa Gioacchino Alfano. “L’impegno quotidiano dei nostri uomini, all’estero, ma anche e soprattutto in Italia, devono essere motivo di vanto per il nostro Paese. L’autorevolezza di uno Stato, in contesto internazionale, si valuta anche dalla capacità di interpretare al meglio un ruolo delicato che gli italiani hanno dimostrato nel tempo di saper svolgere meglio di altri. Per capacità di relazione; per umanità e per professionalità. I nostri militari rappresentano un punto fermo di un Paese di cui essere orgogliosi” ha riferito Alfano. Doveroso il ricordo delle vittime italiane nei teatri operativi; ben 53 le vite spezzate in Afghanistan. Senza dimenticare Nassirya. “Non sono eroi i giornalisti che vanno in missione – ha riferito Rubano – sono uomini e donne che hanno necessità di vedere e capire, con i propri occhi, ciò che accade. Uomini e donne che mettono in conto il pericolo e che hanno paura. Una paura che spesso aiuta ad essere vigili”. Un libro che aiuta a capire. Un libro da leggere.

Lorenzo Peluso

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